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Conoscere la Natura…2000!

Alla scoperta del sito "Acquacheta"

 

«…rimbomba là sovra San Benedetto

de l'Alpe per cadere ad una scesa

ove dovea per mille esser recetto;

così, giù d'una ripa discoscesa,

trovammo risonar quell'acqua tinta,

sì che 'n poc'ora avria l'orecchia offesa.»

 

Con queste parole, Dante descrive la cascata dell’Acquacheta, paragonandola al salto del Flegetonte nel baratro infernale dell’ottavo girone. Natura e storia si compenetrano indissolubilmente dando vita a visioni di rara bellezza. Il ZSC/ZPS IT4080002 Acquacheta – 1.656 ha - si estende nell’apice settentrionale del Parco, a cavallo tra la selvaggia Alta Valle del Tramazzo e la piccola Valle dell’Acquacheta. L’acqua, custode dinamico, è l’elemento dominante: dal Colle del Tramazzo si origina l’omonimo torrente che più a valle bagna Tredozio mentre dal M.te Peschiena nasce il torrente Acquacheta che raggiunge San Benedetto in Alpe. Quest’ultimo, dopo aver raggiunto Pian dei Romiti, precipita per un salto di oltre 70 metri che termina fragorosamente su ampie balze arenacee, dando vita alla già citata cascata dell’Acquacheta. Nelle vicinanze, la più piccola cascata del Fosso di Ca’ del Vento.

Nel sito di interesse comunitario troviamo 16 habitat della Rete, dei quali 7 prioritari. Coprono oltre un quarto della superficie totale del sito e sono sia di tipo forestale che legati ad aree aperte come praterie e arbusteti. Una breve passeggiata nel sito dell’Acquacheta apre ai nostri occhi uno scrigno di biodiversità. Ambienti acquatici e terrestri si compenetrano creando habitat unici per la sopravvivenza di specie animali e vegetali, veri corridoi ecologici di elevato pregio naturale. Lungo alcuni tratti del torrente Acquacheta sono state individuate formazioni riconducibili alle foreste alluvionali di Ontano nero (Alnus glutinosa) e Frassino maggiore (Fraxinus excelsior), habitat prioritario (91E0*) delle Rete Natura 2000. È caratterizzato da specie igrofile che colonizzano i bacini fluviali, sia arboree/arbustive che erbacee, come le carici (Carex pendula). Nelle aree ciottolose dove l’alveo si allarga e la copertura del bosco a riva è ridotta troviamo di frequente il Salice rosso (Salix purpurea) e il Salice ripaiolo (Salix eleagnos), due specie indicatrici dell’habitat 3240, “Fiumi alpini con vegetazione riparia legnosa a Salix eleagnos”, di particolare valore ecosistemico. Molto localizzato (poco più di mezzo ettaro di estensione) è l’habitat prioritario 7220* denominato “Sorgenti petrificanti con formazione di travertino (Cratoneurion)”. Seppur ridotto e rarefatto questo ambiente presenta delle caratteristiche ecologiche che lo rendono unico: i muschi (briofite) che lo compongono formano un vero e proprio tappeto sulla roccia umida, interessata da acque percolanti e di scorrimento che depositano a loro volta strati calcarei alla base dei fusticini dei muschi. Questo processo formerà un ulteriore substrato colonizzabile dalle briofite fino ad arrivare gradualmente ad originare il travertino spugnoso.

La fauna di questi luoghi è ricca e ampiamente variegata: con un po' di attenzione, aguzzando la vista tra le acque limpide si può osservare il Gambero di fiume (Austropotamobius pallipes) che si rifugia durante il giorno sotto la lettiera e sotto rami e radici sommerse. Questa specie ci dà delle ottime indicazioni sulla qualità dell’acqua e dell’ambiente. Infatti, vive solo nei ruscelli e torrenti montani con acque oligotrofiche, molto ossigenate e con temperature medie al di sotto dei 15°. Cercare tra gli specchi d’acqua del Parco può regalare altre grandi sorprese: nel periodo riproduttivo è facile scorgere i maschi di Tritone crestato italiano (Triturus carnifex), che sventolano la coda e la propria cresta davanti alle femmine cercando di accoppiarsi. Più rara e difficile da scorgere è la Salamandrina di Savi (Salamandrina perspicillata). Si tratta di un anfibio endemico dell’Italia centro-settentrionale ed il suo areale si estende fino in Liguria. Ama le vallate fresche e umide e le aree forestali con abbondante lettiera. È una specie prevalentemente terrestre che raggiunge l’acqua solo durante la deposizione delle uova, cosa che può avvenire in corsi d’acqua, fossi, piccole pozze ma anche abbeveratoi, lavatoi e sorgenti. La Salamandrina e il Tritone crestato sono stati due dei protagonisti del progetto Life WetFlyAmphibia con il quale sono state realizzate numerose azioni di conservazione (ad esempio il restauro o la creazione di fontanili e abbeveratoi e l’approfondimento delle pozze esistenti) al fine di garantire la sopravvivenza di queste specie (http://www.lifewetflyamphibia.eu).

In conclusione, lo stato di conservazione del ZSC/ZPS “Acquacheta” può considerarsi buono. Occorre però monitorare alcuni fattori di minaccia che possono causare danni enormi a questi fragili ecosistemi. Ad esempio, le specie invasive come il Gambero rosso della Louisiana (Procambarus clarkii), in competizione con la fauna autoctona e che sta causando una rapida rarefazione di alcuni habitat fluviali e specie ad essi legate (predazione, vettore di patogeni e parassiti, ecc.). Non è da sottovalutare l’impatto dell’uomo diretto e indiretto, attraverso le modifiche dell’assetto idrogeologico (es. captazioni idriche, alterazioni del regime, arginatura) e la pressione dei flussi turistici in determinate aree. Infine, il cambiamento climatico sta assumendo negli ultimi anni un peso sempre maggiore nel processo di estinzione di alcuni organismi, soprattutto quelli acquatici.