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L’inizio dell’estate è un momento particolare per l’osservazione del più grande coleottero europeo. Tra la fine di giugno e tutto il mese di luglio, le larve di cervo volante (Lucanus cervus) hanno ormai completato il loro sviluppo ed escono dalle gallerie scavate nel legno morto nelle quali hanno vissuto per diversi anni. La loro ultima trasformazione le ha portate a divenire un grosso coleottero, lungo in alcuni casi fino a 8 cm con un esoscheletro duro e liscio e, nel caso dei maschi, con due enormi mandibole che ricordano vagamente il palco dei cervi. 
 
Fino a questo momento il loro mondo è stato limitato all’interno di tronchi marcescenti di quercia e infine, dopo un tempo che varia tra i 3 e gli 8 anni, sono finalmente pronti per affrontare il mondo esterno. In questi pochi mesi nei quali scopriranno questo nuovo ambiente il loro obiettivo è ovviamente la riproduzione. I maschi si minacciano e si scacciano a vicenda grazie alle loro possenti mandibole inscenando vere e proprie lotte sui rami, sulle rocce e al suolo e le femmine gironzolano per i boschi e le radure alla ricerca del luogo adatto in cui deporre le uova.
Nonostante il loro aspetto minaccioso, questi coleotteri sono completamente innocui. Si nutrono principalmente di linfa e sostanze zuccherine di origine vegetale e le loro larve sono ottimi trasformatori del legno morto. Purtroppo la specie ha subito negli anni una sostanziale rarefazione principalmente a causa della perdita del suo habitat.
Nell’ultimo secolo, infatti, le attività umane hanno progressivamente modificato gran parte dei territori nei quali i grandi alberi potevano decomporsi naturalmente e questi straordinari animali, dal ciclo vitale eccezionalmente lungo, ne hanno subito per primi le conseguenze. Oggi la specie è protetta dalla Direttiva Habitat e oggetto di studio a scopo conservazionistico in tutt’Europa. Nel Parco la specie è diffusa soprattutto alle quote inferiori, segnalata per numerose località, e si può ipotizzare una sua più ampia distribuzione.
 
Il momento migliore per studiarli ed osservarli coincide quindi con il loro periodo di riproduzione e in particolare con le ore serali di giugno e luglio. Al tramonto infatti compiono goffi e rumorosi voli attraversando le aree aperte in prossimità dei boschi di querce, mantenendo un’andatura incerta e una posizione del corpo davvero singolare. Durante queste settimane un gruppo di guide che operano nel Parco, con il patrocinio dell’Ente e con la collaborazione del fotografo Francesco Lemma, ha deciso di pianificare un percorso che ne consenta l’osservazione e il monitoraggio organizzando, con cadenza settimanale e per tutto il periodo di volo, delle brevi escursioni durante le quali saranno raccolti i dati di presenza della specie seguendo il protocollo di monitoraggio approvato da ISPRA e adottato dal Parco. I dati raccolti serviranno a definire meglio la loro distribuzione nel Parco e, ci auguriamo, a creare una nuova occasione di collaborazione tra i fruitori dell’area protetta e i ricercatori che la studiano.
 

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