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Le geofite primaverili

Bucaneve, crochi, scille e colombine: sentinelle di primavera in foresta (ovvero le geofite primaverili)

di Davide Ubaldi

Perché le geofite primaverili precoci fanno tanto scalpore? Ovviamente solo per gli amanti della natura e delle camminate negli ambienti naturali. Stamattina ne ho incontrata una, non una geofita ma una naturalista, anche perché eravamo in città, dove di geofite spontanee e precoci che entusiasmano non se ne incontrano. La signora, mia amica, mi ha detto che in montagna i bucaneve sono fioriti da pochi giorni (l’incontro è avvenuto il primo aprile, ma la notizia non è uno scherzo). Un mese fa invece ce n’erano in posti umidi e freschi della collina, aggiunge la mia amica, quasi meravigliandosi della gran differenza climatica tra collina e montagna sottolineata dai differenti tempi del risveglio. Ma è stato sempre così… riesco a dire.

Piacciono, il bucaneve e compagnia bella, perché annunciano il ritorno della buona stagione, la luce e il tepore rallegrano, la serotonina ricircola. Purtroppo durano poco, ma è meglio così, perché se durassero forse incuriosirebbero di meno e ne diminuirebbe il pregio.

Nella compagnia bella che dicevo ci sono, come si sa, i crochi, le scille, le colombine e le gagee, solo per citare le più fascinose o curiose.

Specialmente i crochi nei pascoli e i bucaneve e le colombine nei luoghi ombreggiati, siccome crescono a frotte, spiccano sullo sfondo della vegetazione ancora dormiente, cosa che accresce il contrasto di colori e il nostro entusiasmo. I crochi, come ho detto, hanno un ambiente separato, ma occasionalmente crescono anche nei boschi, se radi e influenzati dal pascolo. In alcune parti d’Europa sono piante di foreste planiziali continentali, come ben vide un gruppo di botanici italiani in escursione in Croazia. Ed è un croco della nostra medesima specie, almeno apparentemente. I botanici italiani rimasero delusi nel constatarlo, perché pensavano di sapere ormai tutto sull’ecologia di quella pianta, e sono rimasti sorpresi anche i nostri vicini, quando gli si disse che nell’Appennino è una pianta di prateria montana.

Le geofite della comitiva del bucaneve amano l’ombra della foresta e  richiedono suoli molto fertili e freschi, anche se in genere rocciosi, o pietrosi, ma con abbondante humus interstiziale. Le comuni preferenze ambientali portano queste piante a vivere insieme, cosicché esse sono un esempio di gruppo ecologico. Un gruppo ecologico di valenza piuttosto stretta, direi, come si vede anche sul terreno considerando la frequenza degli incontri, ad esempio nelle faggete: in alcuni tratti ci sono, in molti altri no. Simultaneamente queste specie appartengono pure a un altro gruppo diversamente pensato, un gruppo dal punto di vista della distribuzione geografica. È quello delle specie centro-europee e volendo precisare si può aggiungere a gravitazione orientale. C’è connessione tra esigenze ecologiche delle piante e distribuzione geografica? Intuitivamente sì, seppure per la distribuzione geografica contano anche altri fattori.

Per poco mi sfuggiva l’anemone gialla, che si può inserire nel gruppo delle geofite precoci nemorali, benché, e fa un po’ così anche la scilla, si possa pure trovare vicino ai crochi nelle praterie.

Il croco, escluso dal gruppo precedente, che fine fa? Tralasciando il fatto che in certe zone è una specie di foresta, questa pianta fa parte di un gruppo ecologico-geografico di prateria, ovviamente, il gruppo delle specie caratteristiche del grande complesso delle praterie di altitudine centro-sud europe.

Geofite, gruppi ecologici, specie centro-europee servono ai botanici per sintetizzare concetti scientifici e conoscenze, ma per tutti queste meravigliose piante, che in una foresta ed in una prateria ancora dall’aspetto invernale, sembrano dirci: ci siamo anche noi….la primavera è iniziata!!!

Foto: Bucaneve di Matteo Perini (in alto), Crochi di Giordano Giacomini (in basso).

 

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