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Se si considera che quasi il 90% delle piante selvatiche da fiore ha bisogno di “corrieri” (impollinatori) per trasferire il materiale genetico da un esemplare all'altro e garantire la perpetuazione delle specie si capisce quanto il ruolo di api, vespe, farfalle, coccinelle, ragni, rettili, uccelli ed alcuni mammiferi sia essenziale per gli ecosistemi.
In agricoltura oltre il 75% delle produzioni beneficia dell'impollinazione, per resa e qualità, e il volume di raccolti dipendente da questa funzione è triplicato negli ultimi cinquant'anni. Le attività umane che traggono beneficio dagli "impollinatori", senza adeguate misure di intervento, potrebbero trovarsi presto in serio pericolo.
Gli impollinatori sono sempre più importanti anche per l'adattamento degli ecosistemi alle mutazioni ambientali e climatiche.
La sopravvivenza di questi "fattorini", in particolare gli insetti, è minacciata in tutto il mondo dalle modificazioni nell'uso del suolo, dalla gestione agricola intensiva, dall’uso di pesticidi, dall’inquinamento ambientale, dall’introduzione di specie esotiche invasive, dalle malattie e dal cambiamento climatico. Senza adeguate misure di conservazione le attività umane che traggono beneficio dalla loro funzione ecologica potrebbero trovarsi presto in serio pericolo.
I parchi nazionali dell’Appenino centro-settentrionale ( Foreste casentinesi, Gran Sasso – monti della Laga, Appennino tosco – emiliano, Monti Sibillini, Majella, Abruzzo, Lazio e Molise) si sono uniti per mettere in rete le esperienze maturate nel tempo in un progetto omogeneo.
Il primo passo è stato quello di individuare dei referenti scientifici comuni, al fine di utilizzare standard di raccolta ed elaborazione dei dati nel quadro dei protocolli dell'/Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale/ (ISPRA), per condividere la formazione degli operatori ed ottimizzare i costi della gestione tecnico/amministrativa delle attività.
I soggetti coinvolti sono il /Centro di ricerche agro-ambientali/ “Enrico Avanzi” (CiRAA) di Pisa, il /Consiglio per la ricerca in agricoltura e l’analisi dell’economia agraria/ (CREA), il Dipartimento di Biologia dell’università degli Studi di Firenze e il Dipartimento di Biologia dell’Università Tor Vergata di Roma.
Non bisogna ritenere che gli studi e i piani di intervento finalizzati alla tutela degli impollinatori siano destinati a misure circoscritte e generiche di conservazione. L'Unione Europea stima a quindici miliardi di euro l’anno il loro contributo all’agricoltura comunitaria ma, ben oltre, le ricadute sono inestimabili, perché la funzione che svolgono è con ogni probabilità uno dei presupposti per la vita sulla terra così come la conosciamo.