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Conoscere la Natura…2000!

ZSC IT5180002 Foreste Alto Bacino dell’Arno – 10.396 ha

Dopo aver viaggiato sulle pendici del crinale, cominciamo la discesa verso la valle del Casentino, una delle quattro principali vallate aretine. Il Sito è il più esteso del versante toscano: oltre 10.000 ha che si aprono dall’alto corso del fiume Arno fino alle sorgenti del torrente Archiano. La ricchezza di paesaggi è il punto forza di questo Sito. Si attraversano le dolci vallate scavate dagli affluenti del fiume Arno passando per praterie e pascoli, piccole oasi incastonate nell’estesa foresta, vera e indiscussa regina. Basta imboccare un sentiero e ci si accorge subito di quanto ricca sia la varietà all’interno del bosco. Dalle faggete delle quote più alte, tra natura e sacralità, si attraversano fitti rimboschimenti ed estesi castagneti fino ad arrivare ai boschi misti con cerro e carpino delle quote minori. Tante sono le emergenze storico-naturalistiche che rendono unico questo Sito. Uno dei luoghi danteschi più celebri si trova proprio in questa area: Capo d’Arno situato alle pendici del Monte Falterona, sorgente dell’omonimo fiume, il più importante della Toscana. Il Sommo Poeta durante la sua lunga permanenza in Casentino nei primi anni del Trecento era solito passarvi molto tempo, tanto da citarlo nel Canto XIV del Purgatorio: “…per mezza Toscana si spazia un fiumicel che nasce in Falterona, e cento miglia di corso nol sazia…”. 

La ZSC “Foreste Alto Bacino dell’Arno” raccoglie ben 17 habitat di interesse comunitario di cui 4 classificati come prioritari. Tra tutti, gli habitat forestali costituiscono la maggior parte della superficie. Uno dei più interessanti e sicuramente di maggior pregio è l’habitat prioritario 91E0 “Foreste alluvionali di Alnus glutinosa e Fraxinus excelsior”. Si tratta di formazioni ripariali dominati da Ontano nero (Alnus glutinosa), da Salici (Salix sp.pl.) e Pioppi (Populus sp.pl.). Queste cenosi sono tipiche dei suoli alluvionali ma ben drenati ed areati durante i periodi di magra. Alcune delle porzioni più belle le troviamo ad esempio nel Fosso di Camaldoli e lungo il Torrente Fiumicello. Questa rigogliosa vegetazione offre i microhabitat essenziali per innumerevoli specie animali come la Rana italica (Rana italica), l’Ululone appenninico (Bombina pachypus) e il Tritone crestato (Triturus carnifex) nonché uccelli e mammiferi. Meritevole di menzione è uno degli habitat meglio rappresentanti nel Sito: parliamo delle “Foreste di Castanea sativa” (cod. 9260). In genere, nel versante toscano l’habitat è costituito sia da ex castagneti da frutto che da cedui. La particolarità, soprattutto dei primi, è quella di ospitare numerosi microhabitat basilari per la sopravvivenza della fauna: gli esemplari di Castagno (Castanea sativa) molto vecchi, una volta abbandonata la gestione del castagneto, diventano elementi di diversificazione ambientale insostituibili. L’origine del biotopo umido della Gorga Nera si nasconde nella disastrosa frana del 1335, che dal Monte Falterona distrusse l’abitato di Castagno “…dove le case, le persone, le bestie selvatiche e domestiche e gli alberi interi furono travolti e inghiottiti” come ci racconta Giovanni Villani, cronista fiorentino del Trecento. La gente del luogo, in seguito alla sua creazione, attribuì subito allo specchio d’acqua creatosi un’aura negativa, tanto da considerarlo la porta dell’Inferno. E il nome stesso, “gorga nera”, indica un luogo da cui si originavano boati e suoni sinistri. Oggi questo luogo rappresenta uno dei più importanti siti riproduttivi della Rana temporaria (Rana temporaria), specie di interesse comunitario inserita nell’allegato V della Direttiva Habitat e fortemente localizzata nel territorio del Parco. È legata ad habitat forestali ma unicamente durante la stagione di riproduzione e lo svernamento si sposta in ambienti acquatici (pozze temporanee, laghetti, pozze laterali dei corsi d’acqua, ecc.). Le sue dimensioni la rendono particolarmente evidente: le femmine possono raggiungere i 10 cm. È la rana rossa più diffusa in Europa e in Italia la troviamo principalmente sulle Alpi e in alcune aree degli Appennini. La sua colorazione è molto diversificata e varia dal bruno rossastro delle parti superiori ai colori più chiari e con molte macchie scure delle parti inferiori. Caratteristica è la macchia temporale scura situata dietro agli occhi. Il Sito “Foreste Alto Bacino dell’Arno” può considerarsi in uno stato di conservazione discreto. Le aree sono state da sempre gestite in buona parte dalla mano dell’uomo. Il recente abbandono dei territori montani e delle attività tradizionali a essi collegati si riflette sull’integrità e il mantenimento di alcuni sistemi forestali. Il caso più evidente è l’abbandono dei castagneti da frutto e la mancata gestione dei cedui: sono situazioni che portano inevitabilmente alla perdita di alcuni habitat chiave. Allo stesso tempo, alcune aree, prese d’assalto da turisti subiscono il destino opposto, ovvero vengono danneggiate dalla massiccia presenza dell’uomo. Tali elementi, uniti alla pressione dovuta al cambiamento climatico rischiano di creare danni a queste importanti fitocenosi.