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Conoscere la Natura…2000!

ZSC IT5140005 Muraglione, Acqua Cheta – 4.879 ha

 

Il Sito IT5140005 Muraglione, Acqua Cheta si estende quasi pe metà della superficie oltre i limiti del Parco: a Nord-Est trova il suo confine nel Sito romagnolo dell’Acquacheta mentre a settentrione i confini vengono individuati dal bacino del torrente Acerreta. Da qui il confine corre lungo la linea di cresta passando la Bocchetta del Vento e conquistando le vette dell’Alpe di San Benedetto. Successivamente, arriva al P.so del Muraglione per poi giungere alla costa di Poggio Corsoio e arrivare fino al celebre Pian delle Fontanelle.

La ZSC “Muraglione, Acqua Cheta” include 8 habitat codificati dalla Direttiva, di cui 2 di interesse prioritario. Da un punto di vista prevalentemente floristico si tratta di una delle aree meno esplorate in assoluto del Parco e che potrebbe regalare sorprese interessanti. Gli habitat individuati nell’area sono i più diversi e ognuno presenta caratteristiche uniche: si va dalla foresta a galleria agli arbusteti e alle praterie magre di bassa e alta quota fino ad arrivare al “regno” dominato dal faggio. Ne approfondiamo qui uno dei meno conosciuti: il 6430, l’habitat denominato “Bordure planiziali, montane e alpine di megaforbie igrofile”. Spesso erroneamente posta in secondo piano, questa tipologia di vegetazione offre riparo e nutrimento a numerose specie della fauna autoctona, ad esempio l’Ululone appenninico (Bombina pachypus) o la Falena dell’edera (Euplagia quadripunctaria). Tra le specie erbacee più frequenti troviamo la Podagraria (Aegopodium podagraria), il Convolvolo (Convolvulus sepium), l’Epilobio (Epilobium hirsutum), la Canapa d’acqua (Eupatorium cannabinum), ecc. Si può rinvenire questa particolare vegetazione al margine del bosco o in corrispondenza di chiarie, e spesso troviamo il 6430 associato comunemente a diverse tipologie di habitat come il 5130 (Formazioni a Juniperus communis su lande o prati calcicoli) e il 6210* (Formazioni erbose secche seminaturali e facies coperte da cespugli su substrato calcareo (Festuco-brometalia)) nonché tutti gli habitat forestali del Sito (9130, 91E0, 9180).

Più di 20 specie di animali trovano un efficace rifugio in queste aree ancora poco esplorate. Fiumi e fossi ne ospitano alcuni di gran pregio, ottimi indicatori di qualità e conservazione dell’habitat. Ne è un esempio il Gambero di fiume europeo (Austropotamobius pallipes): vive nei torrenti e fiumi molto ossigenati del Parco e nelle aree del Sito risulta particolarmente diffuso. È tipicamente notturno come abitudini e mangia praticamente tutto! da alghe alle piante acquatiche, dai vermi ai molluschi, alle larve di insetti. Sono animali che vengono spesso predati e sono continuamente minacciati: la loro sopravvivenza infatti è minata da crostacei esotici sfuggiti ad allevamenti come il Gambero rosso della Louisiana (Procambarus clarkii), il Gambero di fiume americano (Orconectes limosus) e il Gambero di fiume turco (Astacus leptodactylus), di origine turco-asiatica.

Come la maggioranza dei siti del Parco trattati fino ad ora, anche la ZSC “Muraglione, Acqua Cheta” presenta alcune criticità per quanto riguarda i fattori di minaccia. Di sicuro, la particolare conformità del territorio lo rende molto suscettibile all’aumento della pressione da parte dell’uomo. Il pericolo più grande infatti è l’introduzione involontaria di specie alloctone o fortemente competitive negli habitat presenti. Nel Parco e nelle immediate vicinanze sono presenti molte specie nitrofile ruderali che potrebbero compromettere alcune vegetazioni. L’accentuarsi dei cambiamenti climatici in atto (diminuzione delle precipitazioni e aumento improvviso della temperatura) è con certezza uno dei fattori più pericolosi in grado di compromettere definitivamente numerosi habitat.

 

Foto:

Copertina: Gambero di fiume europeo di Francesco Lemma

Infografica

in alto: Piana dei Romiti di Giordano Giacomini

centro: Merlo acquaiolo di Francesco Lemma

in basso: Aconito di Antonio Pica