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La fotografia naturalistica, grazie anche all’eccezionale evoluzione della tecnica digitale, si è specializzata in modo estremo e tanti appassionati trovano nel Parco delle Foreste Casentinesi la loro “location” ideale. Da chi approfitta del buio dei paesaggi naturali per fotografare il nostro universo, a chi si dedica al micromondo dei fiori e degli insetti. In mezzo i cacciatori di grandi ungulati e i paesaggisti degli ambienti e delle stagioni. Con la prima news dell’anno vogliamo valorizzare e far conoscere questi appassionati e iniziamo da uno dei più originali: Mattia Arfelli, il cacciatore dei paesaggi impossibili …

Fin da bambino, quando in inverno i miei genitori mi portavano alla Calla per farmi divertire con lo slittino, sono rimasto affascinato dal Parco delle Foreste Casentinesi. Col tempo, crescendo, ho iniziato a percorrere i sentieri che salgono fino alle cime principali, attirato da quel senso di "grandezza", di natura selvaggia, e di libertà che il Parco mi offriva.  Poi, d’un tratto, dal 2005 ho deciso di portare con me anche una macchina fotografica pur non sapendo praticamente usarla. Non so come o perché sia successo, ma lassù sulle cime, in un contesto di bello e allo stesso tempo di sublime, ho iniziato a volgere lo sguardo verso l'orizzonte più lontano nelle belle giornate limpide e ho scoperto cose fantastiche che non pensavo neppure potessero esistere. Piccole nuvole bianche in lontananza che invece erano montagne innevate, ombre velate che col tramontare del sole assumevano forme sempre più nette e precise fino a diventare imponenti cime al di là del mare; ho incominciato a riconoscere le città della pianura e i grattacieli della costa. E nel frattempo scattavo sempre più fotografie. Inizialmente scrutavo le carte per capire quello che fotografavo, calcolavo le distanze tramite le altezze studiando le leggi dell'orizzonte terrestre, poi col passare degli anni e con l'avanzare delle moderne tecnologie, e grazie soprattutto all'appoggio di nuovi amici esperti in meteorologia che condividevano con me questa passione, ho potuto farmi uno schema scientifico di tutto quello che si poteva vedere dalle cime più alte del parco, il Monte Falco e il Falterona. Nelle giornate più limpide, davvero poche nel corso di un anno, quando l'umidità è molto bassa e le temperature sono fredde, in condizioni di vento e di luce favorevoli, la vista può spaziare da nord a sud, dall'arco alpino fino ai Sibillini e al Gran Sasso, passando per i due mari, Adriatico e Tirreno e spingendosi anche oltre fino alla Croazia e alla Corsica, culminando nei 4048 m del Piz Bernina, distante trecentotredici chilometri in linea d'aria. Monte Falco, Poggio Scali e Monte Gabrendo sono le cime più indicate per ammirare a nord ovest l'arco alpino, a partire dalle due Grigne sopra il lago di Como, poi le Orobie, l'Adamello, le Dolomiti, le cime più alte fra Slovenia e Istria fino al Velebit Settentrionale in Croazia oltre l'Adriatico. Dal Falterona invece si apre uno scenario fiabesco sul versante toscano, specie al tramonto, ed è possibile ammirare per intero Firenze, con l'inconfondibile Cupola del Brunelleschi, le Alpi Apuane, parte del Mar Tirreno con l'isola d'Elba e di Gorgona, e tutte le principali cime della Corsica lontane oltre duecentottanta chilometri in linea d'aria.

Mattia Arfelli, Forlì

mattiaarfelli@libero.itwww.facebook.com/mattia.arfelli.52

I Sibillini e il Gran Sasso dalla Giogana dal Poggio Sodo de Conti

il grattacielo di Cesenatico

Il Massiccio dell'Adamello da Monte Falco

Il monte Pelmo da Monte Falco

Le coline di Bertinoro-Milano Marittima-le montagne della Croazia dai Prati della Burraia

Volterra e le montagne della Corsica dal Monte Falterona

Firenze-La Val D'arno con il Mar tirreno dal Monte Falterona

I Colli Euganei -  sullo sfondo la Cima d'Asta