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"Seghettina 1943. Torquato Nanni e i generali inglesi” Archivio Fotografico Dott. Torquato Nanni Jr

 

La Linea Gotica e la guerra sulle montagne del Parco

A vederle sembra impossibile … le nostre montagne così maestose, così serafiche con l’abbondante manto forestale che le ricopre e pare proteggerle ... sembra impossibile che siano state teatro di fatti sanguinosi, si stenta a crederlo.

Certo, si sa che su questi monti tanta gente ha faticato, ha lavorato duro per vivere traendone il necessario, ha imparato a sfruttare la foresta e conviverci, ma era comunque un rapporto chiaro e franco con una natura di cui conoscevano i pericoli ed i vantaggi.

Invece la storia ci racconta di una guerra arrivata sulla soglia delle case di questi montanari, che sapevano combattere contro le avversità del tempo, con un territorio bello ma difficile, sapevano come affrontare le difficoltà delle stagioni, con tanto spirito di adattamento, con una rete di solidarietà che li aiutava e li sosteneva, ma non erano preparati, come tutti del resto, a questo.

Accade che la grande storia si incroci con la gente comune, così è stato anche con gli abitanti del nostro Appennino, lontani da tutto e da tutti, il cui contatto con il mondo consisteva nella visita settimanale (o anche meno frequente viste le distanze) al mercato di San Piero o di Santa Sofia, qualche capatina a Badia Prataglia per i più vicini al crinale, alle veglie che si svolgevano nelle case dei “vicini”, talvolta a qualche ora di cammino, alle chiacchiere dopo la messa domenicale sul sagrato della chiesetta, vero centro gravitazionale intorno al quale sorgevano nel raggio di qualche chilometro le povere case dove loro vivevano di poco.

Sicuramente anche qui giungeva l’eco della guerra, c’erano familiari coinvolti, ma chissà se i montanari di allora sapevano che da qui passava la cosiddetta “Linea gotica”. Quello che sicuramente non potevano immaginare erano i lutti e disgrazie che questo avrebbe portato.

Le nostre montagne, dopo l’8 settembre del ’43, divennero infatti luogo di guerra, di nascondiglio, di battaglie e di stragi. In quei giorni videro le lotte partigiane, le rappresaglie, la battaglia di Biserno, San Paolo in Alpe trasformato in campo di lancio per gli alleati, la strage di Vallucciole! E purtroppo la lista potrebbe continuare.

I montanari divennero, loro malgrado, anche protagonisti di queste vicende e, fra queste, ve n’è una in particolare che vale la pena raccontare, tanto che anche il diarista dell’Eremo di Camaldoli scrisse che “un giorno ne potrà uscire una storia interessantissima”.

Dopo l’8 settembre venticinque militari inglesi, fra generali e ufficiali, escono dal Campo n. 12 dove erano tenuti prigionieri, il Castello di Vincigliata (FI). Da qui, per sottrarli alla cattura della Wehrmacht, vengono accompagnati ad Arezzo in treno e poi, con due camion, a Camaldoli. 

Il priore di Camaldoli, P. Buffadini, su consiglio del Questore di Arezzo, li divide in gruppi (nel frattempo si erano aggiunti altri prigionieri inglesi ed erano diventati una trentina) e li disperde nell’Appennino, grazie ad uno dei suoi monaci, P. Checcacci. 

Con l’aiuto di alcuni abitanti di questi luoghi, li sistemò a Seghettina, Strabatenza e in altre località dove ricevettero ospitalità dalle popolazioni locali. Fu avvertito l’Avv. Torquato Nanni di Santa Sofia che, visto il suo prestigio, assunse un ruolo di coordinamento nella “trafila” che li portò in salvo, conducendoli sull’Adriatico. Altra figura importante nell’avventurosa vicenda fu Bruno Vailati, amico di studi di Torquato Nanni jr, figlio dell’Avv. Nanni che contribuì in maniera decisiva al buon esito della fuga, oltre a fare da interprete con i generali inglesi.

La lista delle persone che dettero il loro contributo è comunque lunga e ricca di nomi importanti e potrebbe meritare un “ritorno” sulla vicenda.

Ai personaggi più noti si affiancano, altrettanto indispensabili per la riuscita della fuga dei prigionieri inglesi, gli abitanti di questi sperduti casolari che generosamente e coraggiosamente ospitano questi militari giocando un ruolo essenziale per la loro salvezza. 

E’ una grande storia di solidarietà: Neame (uno dei generali inglesi) nelle sue memorie afferma: “I montanari erano d’animo gentile e si mostravano generosi nei confronti di qualsiasi prigioniero di guerra disperso; sempre pronti a offrire cibo e riparo”, e ancora “Di una cosa eravamo assolutamente certi: che nessun contadino italiano di queste colline ci avrebbe mai traditi, per danaro o per minacce.”.

Sempre il generale inglese racconta della “… stupefacente amicizia...” e di come “dai più umili contadini ai ceti medio e alto borghesi ... abbiano rischiato la loro vita, il loro denaro e la loro famiglia per salvarci ...”. 

(Molte delle notizie sopra riportate sono stata tratte dall’interessantissimo libro “La Romagna e I generali inglesi”, edito da Franco Angeli nel 1982)

“S.Paolo in Alpe 1942” Archivio Fotografico Dott. Torquato Nanni Jr

“Seghettina 1943” Archivio Fotografico Dott. Torquato Nanni Jr