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Dopo anfibi e rettili il WebGIS del Parco si arricchisce con le nuove mappe di distribuzione dei pipistrelli del Parco Nazionale Foreste Casentinesi. Sono infatti da oggi disponibili sul nuovo strumento di WebGIS  le nuove mappe corredate da una breve descrizione per ogni specie. Inoltre è possibile consultare l’Atlante dei pipistrelli del Parco per avere informazioni su tutte le specie di chirotteri segnalate all’interno di ogni quadrante di 2 km x 2 km in cui è stata suddivisa l’Area protetta.

I chirotteri, in virtù della loro diversità ecologica e funzionale, sono considerati ottimi indicatori ecologici, molte specie utilizzano infatti ambienti anche molto differenti nelle diverse fasi del ciclo biologico. Sono diverse ad esempio le specie che svernano in cavità ipogee, ma che poi utilizzano habitat forestali per la riproduzione. Proprio agli ambienti forestali è legata la maggior parte dei chirotteri presenti in Italia, tra cui molti di interesse conservazionistico. Considerando le caratteristiche ambientali del Parco Nazionale è evidente come i pipistrelli rappresentino indubbiamente un gruppo di assoluto interesse e come il Parco rappresenti un ambiente di assoluto interesse per loro. All'interno del Parco, che ha un indice di copertura forestale vicina al 90%, si trovano infatti alcuni tra gli ambienti forestali più maturi e meglio conservati dell'intero Appennino.

Le informazioni, i dati e i testi che troverete sulla pagina del WebGIS a loro dedicata provengono da monitoraggi finanziati dall’Ente Parco negli anni. Il metodo principale per studiare i pipistrelli è quello dei rilievi effettuati con l’ausilio di un rilevatore di ultrasuoni (bat detector). I bat detector sono strumenti che convertono i segnali utilizzati dai chirotteri per l’ecolocalizzazione, emessi a frequenze quasi esclusivamente ultrasoniche, in segnali udibili (e dunque registrabili ed analizzabili). Si può così rilevare la presenza dei chirotteri e, nella maggior parte dei casi, anche discriminare le diverse specie in base ad alcuni parametri delle emissioni sonore di questi animali (frequenza, intensità, struttura). Di fondamentale importanza tuttavia, soprattutto per quelle specie che non sono distinguibili con il solo rilievo degli ultrasuoni, è un secondo metodo di studio: il monitoraggio delle colonie riproduttive e svernanti, in cui osservare a vista gli individui rilevati e monitorare l’andamento della colonia stessa.

Lo strumento è frutto del lavoro svolto quest’anno nell’ambito della Borsa di Studio intitolata a Pietro Zangheri e nuove mappe verranno pubblicate periodicamente in modo da svilupparlo sempre più e mantenerlo sempre aggiornato.

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Foto in alto: Vespertilio di Natterer - Myotis nattereri

Foto in basso: Grande Myotis e Miniottero

Le foto pubblicate sono del fotografo naturalista Francesco Grazioli (Progetto LIFE 08 NAT/IT/000369 Gypsum).