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Il Sommo Poeta nel Parco: un viaggiatore d'eccezione

In occasione del Dantedì, appena trascorso, giornata dedicata a Dante Alighieri nella data di inizio del suo famoso viaggio letterario nell'oltretomba (25 marzo), ripercorriamo alcuni dei luoghi del Parco visitati dal sommo poeta.

Il tratto d’Appennino oggi ricompreso nel Parco è stato frequentato nel passato da numerosi viaggiatori, talvolta illustri, che ci hanno lasciato testimonianze e tracce del loro passaggio.

Fra i tanti ce n’è uno che possiamo definire, senza retorica, d’eccezione: Dante Alighieri, il sommo poeta, il padre della lingua italiana.

Chi non conosce la Divina Commedia, il poema riconosciuto fra i capolavori della letteratura di sempre? Ebbene, è proprio nel poema scritto in terzine (per l’appunto dantesche) che Dante ci racconta di luoghi e persone che ha conosciuto dalle nostre parti.

I fiumi di queste montagne costituiscono un tema caro a Dante, evidentemente colpito dalla ricchezza d’acqua e dalla bellezza dei nostri torrenti, come testimoniano le citazioni dell’Archiano, dei torrenti del Casentino, della Cascata dell’Acquacheta.

Nel XXX canto dell’Inferno ci viene presentato Mastro Adamo, che aveva operato come falsario a Romena 

“ivi è Romena, là dov’io falsai

la lega suggellata del Batista

per ch’io il corpo sù arso lasciai

(Inferno, XXX, 73-75)

La sua punizione è quella di essere tormentato da una sete terribile, ulteriormente aggravata dalla vista dei freschi torrenti casentinesi.

Sempre in Casentino è tramandato dalla tradizione popolare un aneddoto che vede Dante protagonista: il poeta, che sarebbe stato ospite del castello di Porciano, viene informato che  stanno arrivando militari fiorentini per catturarlo. Nella fuga incontra proprio i suoi persecutori che gli domandano se al castello ci sia Dante Aligheri ed egli argutamente, ma dicendo il vero, gli risponde: “Quando i’ v’ero, ei v’era”, proseguendo poi nella sua fuga.

Egli fu inoltre ospite dei Conti Guidi presso il Castello di Poppi per circa un anno, nel 1310, e qui potrebbe aver composto il XXXIII canto dell’Inferno. Fra le citazioni dantesche vi è naturalmente anche quella dell’Arno, fiume della sua Firenze. 

'Per mezza Toscana si spazia
un fiumicel che nasce in Falterona,
e cento miglia di corso nol sazia.

Purgatorio, canto XIV (16 – 18)

Nella cantica dell’Inferno, nel XVI canto (XVI, 94-102), paragona il fragore della cascata dell’Acquacheta a quello del Flegetonte, il fiume infernale. La tradizione popolare vuole che abbia composto questi versi “in loco”, cioè ai piedi della caduta d’acqua.

Come quel fiume c’ha proprio cammino

prima dal Monte Viso ‘nver’ levante,

da la sinistra costa d’Apennino,

che si chiama Acquacheta suso, avante

che si divalli giù nel basso letto,

e a Forlì di quel nome è vacante,

rimbomba là sovra San Benedetto

de l’Alpe per cadere ad una scesa

ove dovea per mille esser recetto;

Naturalmente queste citazioni non sono esaustive, così come Dante non è l’unico poeta e viaggiatore che ha scritto del nostro territorio. Senz’altro, però, per l’importanza del personaggio e la maestria con cui ne ha parlato, merita un posto speciale.