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La Verna, quando la biodiversità incontra il sacro

La ZSC IT5180101 La Verna – Monte Penna è per dimensioni tra le più piccole del versante toscano del Parco ed è quasi totalmente contenuta all’interno dei suoi confini. Il Sito è collocato all’estrema propaggine Sud-Est del Parco, compreso nel territorio comunale di Bibbiena (AR) e di Chiusi della Verna (AR). All’interno della ZSC troviamo l’area circostante del M.te Penna della Verna (1289 m s.l.m.) con la splendida Foresta Monumentale e il celebre Santuario francescano incastonato nella parte meridionale della rupe, a ben 1128 m di quota. Il Sito inizialmente è stato incluso nella Rete Ecologica Regionale Toscana e pertanto classificato come Sito di Importanza Regionale (SIR). Data la sua enorme valenza naturalistica con emergenze faunistiche e botaniche uniche nel loro genere nonché presenza di specie e habitat di interesse comunitario, il Sito viene incluso nella Rete Natura 2000 nel 2016 e designata come Zona Speciale di Conservazione (ZSC). Di recente, il Sito di La Verna ha acquisito un ulteriore primato botanico: la foresta monumentale ospita infatti l’albero autoctono più alto d’Italia, un abete bianco (Abies alba) di “soli” 51,85 metri di altezza con una circonferenza a petto d’uomo di 5,22 metri e età stimata intorno ai 300 anni.

La ZSC La Verna – Monte Penna include 11 habitat codificati dalla Direttiva, di cui ben 5 di interesse prioritario: si tratta di numeri molto significativi, indici della ricchezza naturale e dell’elevata tutela di questi luoghi. La particolare naturalità è dovuta di certo non solo all’alone di “sacralità” che avvolge tutto il complesso della Verna (fattore che ha contribuito non poco alla salvaguardia) ma in buona parte alla natura geologica della formazione. Il Monte Penna è infatti una vera rarità nel panorama fisico del Parco: le rupi sono costituite principalmente da rocce calcare (calcari organogeni e calcareniti), formazioni che hanno permesso l’insediamento di una ricca e variegata vegetazione con specie che si possono osservare facilmente soltanto in questo Sito. L’habitat codificato di riferimento, di cui si possono osservare frequentemente i segni di presenza è quello designato dal codice 8120, denominato “Pareti rocciose calcaree con vegetazione casmofitica”. Si tratta di vegetazioni tipiche delle fessure, cavità e pareti di roccia calcarea della regione mediterranea ed eurosiberiana. Nel Parco ritroviamo questo habitat ben conservato e a distribuzione estremante localizzata solo nel Sito della Verna e nel ZSC/ZPS IT4080001 Foresta di Campigna, Foresta la Lama, Monte Falco, situato nel versante romagnolo. Tra le specie indicatrici possiamo osservare tante pteridofite come felci del genere Asplenium e altre piante appartenenti ai generi Sedum, Asperula e Saxifraga (di cui alcune specie di interesse conservazionistico). Di particolare importanza sono gli habitat prioritari legati alle formazioni forestali: 9180*, 91E0*, 9210* e 9220*. Si tratta del cuore pulsante della foresta monumentale della Verna: passeggiando tra i sentieri del M.te Penna, ci troveremo di fronte a splendide faggete appenniniche con abete bianco, tasso e agrifoglio che sfumano gradualmente in foreste del Tilio-Acerion legate alle porzioni più umide e fresche e alle foreste alluvionali. La foresta monumentale della Verna viene considerata attualmente uno degli esempi di foresta appenninica meglio conservata e più vicina alla naturalità.

Regina indiscussa del Sito della Verna è di certo la Rosalia alpina (Rosalia alpina), specie prioritaria (*) presente in allegato II e IV della Direttiva e divenuta piuttosto rara. È un cerambicide di medio-grandi dimensioni tra i più conosciuti e studiati a livello europeo. Nel territorio del Parco, Rosalia alpina è ben diffusa nelle aree boscate di pregio e non è raro avvistarla nei boschi conservati. Si tratta infatti di una specie tipica delle foreste di faggio mature, ricche di necromassa. Le larve, xilofaghe, si insediano proprio in piante morte o deperienti fino al completamento del ciclo vitale. Gli esemplari adulti di Rosalia alpina sono inconfondibili: il corpo assume una colorazione azzurro-cenere molto accesa, accentuata dalle tre coppie di macchie nere sul dorso e dalle lunghissime antenne anch’esse a bande nere e azzurre.

Data la sacralità dell’area e dell’impraticabilità di alcuni spot di presenza degli habitat sopra descritti i fattori di minaccia antropici presentano una pressione molto minore per l’area della Verna-M.te Penna. Ben altro discorso riguarda l’entità degli effetti dei cambiamenti climatici, che si rendono estremamente evidenti in ambienti così delicati. Piccoli cambiamenti nei fattori ambientali possono portare a grandi modificazioni della copertura arborea e del contingente floristico associato, spesso con esiti tutt’altro che positivi.

Foto: Antonio Pica - Infografica: Rosalia aplina di Francesco Lemma (dal sito del Parco)