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In queste settimane sono avvenute le prime deposizioni di Rana temporaria, la rana rossa più rara del territorio del Parco e simbolo di alcune delle aree umide più importanti dell’Area protetta, come il Lago degli Idoli e la Gorga Nera. È l’occasione per imparare qualcosa di più sugli anfibi del Parco!

 

Circa 400 milioni di anni fa, evolvendosi da specie di pesci dotati di appendici simili a zampe, gli anfibi sono stati la prima classe di animali vertebrati a colonizzare l'ambiente terrestre. Successivamente, circa 300 milioni di anni fa, durante il periodo Carbonifero, gli anfibi si diffusero e diversificarono in numerose specie in tutto il mondo, divenendo così gli organismi dominanti sulla terraferma. Ad oggi la maggior parte delle specie di anfibi è ancora vincolata all’ambiente acquatico per parte del proprio ciclo vitale. Infatti, la fase larvale dei girini è dotata di branchie per respirare in acqua. Da questa loro caratteristica deriva il nome di questi organismi, che in greco significa “doppia vita”. Gli anfibi possono essere suddivisi in tre gruppi principali in base alla loro anatomia: gli anuri (dal greco, “senza coda”) come le rane, le raganelle e rospi; gli urodeli (dal greco, “coda visibile”) come i tritoni e le salamandre; e i gimnofioni (dal greco, “nudi serpenti”), anche detti apodi (dal greco, “senza zampe”), come i cecilidi. Gli anfibi contano a livello globale circa 8.524 specie diffuse in tutti i continenti tranne che ai poli. In Italia si contano 44 specie, di cui un terzo sono endemiche di certe aree circoscritte della Penisola. Di queste, ben 12 specie si trovano all’interno dell’area protetta del Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi.

Gli anfibi appartengono ad un gruppo di animali tetrapodi, ovvero dotati di quattro arti. La pelle degli anfibi adulti si presenta sottile, delicata e molto vascolarizzata, ed ha una funzione al tempo stesso protettiva e coadiuvante della respirazione. Sì! Gli anfibi respirano anche attraverso la pelle, poiché la loro vita è legata agli ambienti umidi e la loro cute, molto permeabile, permette scambi gassosi con l’esterno, coadiuvando l’azione dei polmoni. Pertanto, è importante per gli anfibi mantenere sempre umida la cute, grazie a immersioni in acqua e al muco prodotto da ghiandole specializzate. Alcune specie possono addirittura non avere affatto i polmoni e respirare unicamente tramite le branchie in acqua (come alcuni urodeli) o tramite la pelle (come accade, ad esempio, per il geotritone italiano). Molti anfibi presentano anche una cute ricca di ghiandole velenifere, in grado di produrre sostanze chimiche più o meno tossiche, pericolose per i predatori se ingerite. Spesso, infatti, la presenza di queste ghiandole è associata anche ad una colorazione vivace della pelle, con lo scopo di comunicare ai predatori il pericolo per la loro incolumità (fenomeno chiamato “aposematismo”). Questo, ad esempio, è ciò che accade nel caso della salamandra pezzata (Salamandra salamandra).

Durante il periodo riproduttivo, i maschi di molte specie di anfibi anuri (rane, rospi e raganelle) si cimentano in particolari richiami e canti per attirare le femmine, come l’inconfondibile e regolare “uh-uh-uh”, simile a un fievole ululato, dell’ululone dal ventre giallo (Bombina variegata). Per la maggior parte delle specie la riproduzione è legata alla presenza di acqua. Negli anfibi a riproduzione acquatica si ha una fecondazione “esterna”: man mano che la femmina depone le uova, il maschio, ancorato al suo dorso, le feconda. Negli organismi più evoluti la riproduzione può essere anche interna. In seguito, le uova fecondate si sviluppano in larve acquatiche chiamate girini, dotate di una coda per la locomozione e branchie esterne per la respirazione in acqua. Mentre si accrescono, i girini subiscono una graduale metamorfosi in individui adulti, che comporta la perdita delle branchie e la comparsa di zampe e polmoni, e, negli anuri, della coda. In alcune specie di urodeli, come i tritoni, tuttavia, il percorso può non essere così lineare. Il girino ormai sviluppato può intraprendere due strade: compiere la metamorfosi e divenire un normale adulto, oppure mantenere le branchie anche in età adulta e passare l’intera durata della propria vita in acqua. Il fenomeno per il quale degli individui adulti mantengono alcune delle caratteristiche giovanili è detto “neotenia”.

Gli anfibi sono animali “ectotermi”, ossia la cui temperatura corporea si regola in funzione della temperatura dell’ambiente esterno. Di conseguenza, con l’arrivo della stagione fredda, vanno in letargo, per riemergere solo con l’arrivo della primavera e delle prime piogge, quando le temperature tornano favorevoli. Rane, rospi, raganelle e tritoni, si dirigeranno verso gli ambienti acquatici, come laghetti, stagni o piccole aree umide temporanee. Altre specie, come le salamandre, prediligeranno invece vivere in zone umide del sottobosco, sfruttando i bacini d’acqua solo per la deposizione delle uova e la crescita delle larve. I girini delle varie specie sono erbivori o carnivori, e si nutrono di alghe e altri vegetali che trovano in acqua o delle larve di altre specie animali. Gli adulti generalmente sono predatori, e si nutrono di coleotteri, bruchi, lombrichi, lumache e ragni. Nonostante siano predatori, anche gli anfibi possono essere predati da altri animali, come pesci, insetti, uccelli, serpenti e mammiferi. Di conseguenza, qualsiasi variazione nel numero di individui di una popolazione di anfibi, dovuta ad esempio alla perdita di habitat, può influenzare i destini delle popolazioni rispettivamente delle loro prede e dei loro predatori. Inoltre, la riduzione o perdita di specie in cima alla catena alimentare potrebbe portare a sconvolgimenti del delicato equilibrio di un ecosistema, col rischio di causare un drammatico aumento delle specie invasive e opportuniste, come trote e gambero rosso della Louisiana nei corsi d’acqua e procione tra i mammiferi.

Questa intricata rete di rapporti ecologici rende lampante come gli anfibi, piccoli ed elusivi abitanti degli ambienti umidi, siano in realtà importanti protagonisti dell’ecosistema. Essendo così intimamente legati agli ambienti umidi e alla vita degli animali e delle piante del sottobosco, sono inoltre estremamente sensibili alle variazioni ambientali e climatiche, alla diffusione di nuove patologie e all’espansione di specie invasive. La scomparsa, riduzione o presenza di popolazioni di anfibi in declino è indicativa del fatto che qualcosa nel loro ambiente non funziona più bene come prima. Questa caratteristica rende gli anfibi degli ottimi indicatori biologici del buono stato di salute dell’ambiente, poiché, invece, la loro presenza stabile e in buon numero è particolarmente indicativa di un ecosistema resiliente ed equilibrato.

Gli anfibi sono altresì tra i vertebrati più a rischio di estinzione. Le popolazioni di anfibi in tutto il mondo stanno subendo un rapido declino a causa di numerosi fattori, tra cui la perdita di habitat, i cambiamenti climatici, la presenza di specie invasive più competitive e la diffusione di nuove patologie. Questi fenomeni stanno colpendo anche specie presenti sul territorio italiano, come accade ad esempio per l’ululone appenninico. Al fine di contrastare il declino delle popolazioni e tutelare i loro habitat, istituzioni come il Parco Nazionale si sono attivate per promuovere progetti di tutela e ripristino, come è accaduto col progetto europeo LIFE WetFlyAmphibia, attraverso il quale sono state attuate azioni di creazione o ripristino di nuove aree umide.

Gli anfibi, con la loro doppia vita acquatica e terrestre, sono emblema di una natura al tempo stesso fragile ed equilibrata. Abitanti di mondi in miniatura, dove chiunque può scoprire i complessi cicli della vita e i rapporti tra i vari organismi, dimostrazione eclatante di come nulla sia davvero isolato in natura, e di come ogni azione umana possa modificare l’ambiente, in maniera negativa o positiva. Il futuro di specie così sensibili come quelle degli anfibi dipenderà da quanto saremo in grado di entrare anche noi stessi in armonia con il fragile equilibrio della natura, attraverso progetti come il LIFE WetFlyAmphibia e l’impegno quotidiano che ogni singolo individuo può esercitare nel vivere con maggior rispetto verso il pianeta.

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Foto di G. Molinari