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Una intervista al Prof. Gianni Pavan autore di una ricerca di bioacustica nella Riserva Integrale

Gianni Pavan è ricercatore all’Università di Pavia e dirige il Centro Interdisciplinare di Bioacustica e Ricerche Ambientali del Dipartimento di Scienze della Terra e dell’Ambiente. È co-autore, insieme a Roberta Righini, di un progetto di ricerca riguardante il paesaggio sonoro della Riserva Naturale Integrale di Sasso Fratino nel Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi, Monte Falterona e Campigna.

Cosa si intende per "paesaggio sonoro"?

Gli ambienti naturali si caratterizzano non solo per ciò che percepiamo visivamente, il «paesaggio» come lo intendiamo correntemente, ma anche per i suoni caratteristici generati dai fenomeni naturali, quali il vento, lo stormire delle foglie, lo scorrere delle acque, e dalle voci degli animali che vi abitano. I paesaggi sonori non solo ci trasmettono piacevoli sensazioni, avvolgendoci con suoni continuamente mutevoli, caratteristici e riconoscibili, ma rappresentano le caratteristiche, la biodiversità e la ricchezza degli ecosistemi che ci circondano.

Come si studia il paesaggio sonoro?

L’ecoacustica studia l’intreccio dei suoni che compongono il paesaggio sonoro riconoscendone come componenti la biofonia generata dagli esseri viventi, la geofonia creata dai fenomeni fisici naturali, e l’antropofonia generata dall’uomo.La biofonia è l’espressione acustica dell’ecosistema: una biofonia ricca e articolata ne rappresenta la biodiversità e la ricchezza, e rappresenta anche tutte quelle specie silenziose o poco sonore che però sono parte integrante dell’ecosistema e delle sue complesse reti trofiche. I canti degli uccelli, ma anche di anfibi, grilli e cicale, non potrebbero esistere senza un ecosistema integro.

Qual è l'impatto dell'uomo sul paesaggio sonoro?

I suoni prodotti dall’uomo possono integrarsi al paesaggio sonoro arricchendolo di componenti informative, ma possono anche interferire con esso e diventare una forma di inquinamento con effetti negativi sia sull’uomo che sulla fauna. Con la rivoluzione industriale l’antropofonia aggiunge una nuova componente sonora rappresentata dal rumore delle macchine, chiamata tecnofonia, che può diventare invasiva e avere un impatto negativo sugli ecosistemi sia acquatici che terrestri. Un paesaggio sonoro integro e naturale deve anche essere esente dal rumore prodotto dalle attività umane, e in particolare dalle infrastrutture di trasporto, soprattutto strade, che generano rumore costante a bassa frequenza che pervade sia le aree antropizzate che le adiacenti aree naturali. Negli animali la comunicazione acustica ha bisogno di un adeguato “ecosistema acustico” nel quale i loro suoni possano emergere ed essere udibili in uno “spazio acustico” che sia adatto alle loro esigenze, ma anche che consenta di percepire i suoni dell’ambiente. Suono e udito non servono solo a “comunicare” ma anche a percepire l’ambiente circostante, le sue risorse e i suoi pericoli.

Perchè avete scelto la Riserva Naturale Integrale di Sasso Fratino?

Nel cuore del Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi rappresentato dalle riserve naturali statali di Camaldoli, La Lama, Sasso Fratino, è stato compiuto uno studio di ecoacustica per comprendere la struttura e le caratteristiche di un ecosistema integro, riconosciuto a livello internazionale come un importante esempio di biodiversità, lontano da ogni disturbo umano compreso il rumore. Lo studio, condotto dal Centro Interdisciplinare di Bioacustica dell’Università di Pavia, con l’autorizzazione e il supporto del Reparto Carabinieri Biodiversità, mostra un paesaggio sonoro estremamente ricco e nello stesso tempo molto silenzioso dal punto di vista del rumore antropico. Non si ode alcun rumore di origine stradale, solo il passaggio degli aerei in alta quota interrompe un silenzio di fondo al quale non siamo abituati. Un silenzio nel quale possiamo sentire il ronzio di migliaia di insetti in volo nel bosco, il frusciare delle foglie alla minima brezza, e anche il rumore di una foglia che cade a terra.

Cosa avete trovato?

Con le registrazioni effettuate a partire dal 2014 con registratori automatici che registrano 10 minuti ogni mezz'ora, costantemente, emerge un quadro molto preciso di un ecosistema sonoro ricco di biodiversità, modellato dal ciclo giorno/notte, dal ciclo delle stagioni e delle temperature. Inverni silenziosi con la prevalenza dei suoni della geofonia, in primavera notti silenziose con l’esplosione dei canti degli uccelli all’alba che poi continuato per tutto il giorno con un picco finale al tramonto; l’arrivo dell’estate è segnato della diminuzione dei canti diurni degli uccelli, ma con l’aumento della temperatura iniziano a cantare gli ortotteri sia di notte che di giorno, e con l’autunno iniziano i bramiti dei cervi nel periodo riproduttivo. Uno studio complesso che mostra i ritmi naturali del paesaggio sonoro, non perturbato dalla presenza dell’uomo e delle sue macchine rumorose. Inoltre, seguendo un approccio analitico più classico, le registrazioni ci testimoniano la presenza di specie canore riconoscibili dal loro canto e pertanto possiamo verificarne la presenza e osservare eventuali cambiamenti di anno in anno. La biofonia si estende poi anche a frequenze non udibili dall’uomo, ad esempio molti ortotteri emettono anche ultrasuoni, e i pipistrelli usano gli ultrasuoni per l’ecolocalizzazione, per volare e trovare le loro prede durante la notte. In questa visione estesa oltre i sensi dell’uomo si parla più propriamente di “ambiente acustico”. Il progetto di ricerca include anche gli ultrasuoni dei pipistrelli e appositi registratori mostrano una rassicurante presenza di questi animali che ulteriormente testimoniano la ricchezza dell’ecosistema.

Quali applicazioni potranno avere i vostri risultati nella gestione del Parco?

L’”ambiente acustico” è una componente fondamentale di ciascun ecosistema e per questo necessita di essere studiato, monitorato, tutelato, e anche ripristinato laddove alterato dalle attività umane.

Numerose esperienze mostrano inoltre l’importanza del paesaggio sonoro e dell’ascolto dei suoni della natura anche come attrazione per un turismo naturalistico non solo negli ambienti naturali più incontaminati, ma anche negli agro-ecosistemi nei quali, se ben gestiti, è possibile far convivere gli aspetti produttivi con la tutela dell’ambiente, il mantenimento dei servizi ecosistemici e la fruizione turistica. Questi studi non hanno solo finalità scientifiche, ma vogliono anche essere strumenti di divulgazione per creare una sempre maggior consapevolezza delle bellezze della natura che ci circonda.