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Sasso Fratino (core area), prima riserva naturale integrale italiana e le Foreste casentinesi (buffer area) Patrimonio dell'Umanità Unesco all'interno della rete delle faggete vetuste europee


Data pubblicazione:
Data di pubblicazione: 
Lunedì, 10 Luglio, 2017
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L'annuncio è arrivato dalla 41° sessione della Commissione per la World Heritage, riunita a Cracovia. le Foreste casentinesi sono Patrimonio dell'Umanità Unesco.
Sebbene l'Italia detenga il maggior numero di siti UNESCO, solo 4 di essi hanno ottenuto il riconoscimento per gli aspetti naturali (legati all’importanza geologica o all’eccezionale bellezza naturale). Il riconoscimento Unesco delle faggete rappresenta per l’Italia la prima iscrizione di un patrimonio naturale espressamente per il suo valore ecologico di rilievo globale.

Dentro Sasso Fratino, la prima riserva naturale integrale italiana (1959), esistono faggi che hanno conosciuto Leonardo e Michelangelo e rappresentano delle vere e proprie capsule del tempo del Rinascimento immerse nelle antiche foreste del Granducato. Ricompresa nel sito è l'intera sasso Fratino (più di 700 ettari) e la zona più integra delle Foreste casentinesi che la contorna (6936 ettari).
Il processo selettivo delle componenti del sito seriale è stato lungo e guidato da esperti scientifici a livello europeo, scaturendo dai risultati di molti anni di ricerche scientifiche. L’approccio usato è stato quello di scegliere i siti migliori (“Best of the best”) per importanza ecologica e conservazionistica, mantenendo al tempo stesso i migliori livelli di protezione (i.e. riserve integrali in parchi nazionali). Ogni sito dei 63 selezionati è stato aggiunto per la sua unicità biologica ed ecologica, come elemento caratterizzante di un aspetto della rete continentale, la cui diversità ecologica complessiva costituisce il Patrimonio vero e proprio da salvaguardare.

Il peso delle faggete italiane all’interno del sito seriale è dovuto all’unicità che esse rivestono a livello continentale: nel nostro Paese, infatti, sono presenti i faggi più vecchi d’Europa (600 anni), con un patrimonio diffuso sul territorio nazionale di alberi vetusti che superano 400-500 anni di età. Alcune delle nostre faggete, sebbene non provviste della stessa estensione spaziale, eguagliano in naturalità le faggete primarie dei Carpazi. Il nostro Paese ospita inoltre le componenti più meridionali del sito seriale, in aree che hanno rappresentato uno dei più importanti rifugi glaciali per la specie, e che ospitano genotipi unici, adattati a climi caldo-aridi (la cui conservazione è cruciale per comprendere l’adattamento all’attuale cambiamento climatico). Infine, alcune delle nostre faggete si distinguono a livello europeo per ospitare faggi tra i più alti d’Europa (45-50 m di altezza), e tra le faggete a maggior biodiversità arborea.

In questa rete transnazionale, a fianco del valore naturale, il faggio rappresenta una specie dall’alto valore simbolico e culturale, storicamente legata allo sviluppo dei popoli europei (l’etimologia del nome si riferisce ai frutti eduli, “phagein” ossia “mangiare” in greco; in inglese e tedesco “beech” e “buchen” si riferiscono alla parola “book”). Il faggio, con la sua ampia distribuzione, copre larga parte del territorio europeo, divenendo così un ecosistema dal valore simbolico per le politiche ambientali transnazionali. A livello locale, l’alto valore simbolico, storico e culturale di queste foreste è testimoniato dall’importanza a loro riconosciuta dalle popolazioni locali, che le hanno rispettate e conservate anche attraverso periodi storici meno fortunati (p.e. due guerre mondiali) e climatiche, fino a consegnarle a noi. Non a caso, tra i siti italiani proposti ricade la prima Riserva Integrale d’Italia (Sasso Fratino nel PN Foreste casentinesi, monte falterona e Campigna, istituita nel 1959).

 

 Caratteristiche rilevanti di queste faggete sono l’elevato valore di necromassa, la struttura disetanea, l’assenza di interventi antropici, un livello complessivo di biodiversità elevato in funzione proprio della loro alta naturalità, la presenza di specie rare e caratterizzanti i siti complessi e di elevata naturalità. Naturalmente queste foreste ospitano anche specie appartenenti alla grande fauna come, il lupo, cervi e caprioli, varie specie di Mustelidi (martora, faina ecc.), il picchio nero e il rarissimo gatto selvatico.

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